Le dee dentro la donna – Le tre dee vergini: Artemide, Atena ed Estia; archetipi della libertà

Le dee dentro la donna – Le tre dee vergini: Artemide, Atena ed Estia; archetipi della libertà

Articolo in italiano
di Cristina Belli
illustrazioni di Cristina Belli

Come detto nell’articolo precedente (https://keepupculture.com/2021/04/12/le-dee-dentro-ogni-donna-sette-archetipi-che-ci-aiutano-a-capirci/) le dee possono essere divise in tre gruppi, che simboleggiano tre attitudini psicologiche e comportamentali molto diverse. Oggi approfondiremo le dee “vergini”: Artemide, dea della caccia e della Luna; Atena, dea della saggezza e dei mestieri; Estia, dea del focolare e custode del sacro.

Tutte e tre incarnano l’indipendenza (anche se in modi diversi) e, potremmo dire, il non-rapporto con l’esterno. Viceversa simboleggiano la spinta femminile verso lo sviluppo dei propri talenti, la persecuzione dei propri obiettivi, l’espressione di se’ chiara e infine la vita contemplativa. Sono donne che non sono penetrate dal maschile, mai possedute fino in fondo, in quanto non sono toccate dal bisogno di approvazione. Esistono di per se’. La dea vergine è, potremmo dire, “una in se stessa”. Infatti “vergine” significa incontaminata, pura, non manipolata dall’uomo. Infatti una parte della sua psiche non apparterrà mai a nessun uomo.

Nei comportamenti troviamo quindi donne poco convenzionali, che dicono di no facilmente, che non si adattano alle convenzioni sociali; sono esseri che seguono i propri valori interni, fanno ciò che le realizza a prescindere dall’altrui pensiero. Spesso sono le donne cosiddette “femministe”: ad esempio, Amelia Earhart, la prima donna a volare. Oppure scienziate come Rita Levi Montalcini, dirigenti d’industria, o anche suore di clausura. Non si impegnano nei ruoli definiti tradizionali femminili (madre e moglie). Non sono mai sopraffatte dalle proprie emozioni e sono quasi insensibili alla sofferenza emotiva.

Vediamole un poco nello specifico di ognuna, partendo proprio dai miti.

Artemide nacque da una relazione extraconiugale tra Zeus, re dell’Olimpo, e Leto; da adulta viveva nelle foreste in compagnia delle sue inseparabili amiche, le Ninfe, e dei suoi cani da caccia. Viene associata difatti a molti animali selvatici, tutti (come lei stessa) dalla natura sfuggente (ad esempio la lepre o il cervo).  Altro suo simbolo è la Luna. I suoi colori possono essere quindi: l’argento della Luna e il verde della Natura.

Suo fratello gemello era Apollo (dio del Sole), nato dopo di lei. La leggenda dice che infatti aiutò la madre, appena nata, a partorire il fratello, durante un lungo travaglio di nove giorni. Quando ebbe tre anni fu portata da  Zeus, per conoscerlo, e la bimbetta chiese al padre arco e frecce, una tunica corta per poter  correre liberamente e la castità eterna. Zeus l’accontentò. Tutta la vita Artemide andrà in aiuto della madre, così come le aveva fatto da levatrice. Anche altre donne furono ugualmente aiutate da Artemide, ogni qual volta fossero state vittime di soprusi o violenze maschili. In queste vendette Artemide diventava spietata. Esplorato il mito, si capisce facilmente perché Artemide sia l’archetipo del femminismo, della sorellanza fra donne, dell’autonomia, della libertà e dell’amore per la Natura incontaminata.

Veniamo ad Atena. Era una splendida e forte guerriera, protettrice dei suoi eroi favoriti. E’ rappresentata armata di corazza, elmo, scudo e lancia. Associata alla civetta, uccello simbolo di saggezza e dagli occhi grandi capaci di scrutare nel buio, così come lei sapeva scrutare nella mente. Nelle raffigurazioni è sempre con uomini al suo fianco; è una compagna per loro, un’amica. Al contrario di Artemide, il suo luogo è la città (proteggeva difatti Atene), non la Natura. I suoi colori: il giallo della conoscenza e dell’intelletto e il rosso della forza fisica e mentale.

Nacque in maniera spettacolare: uscì difatti dalla testa di Zeus già adulta, vestita da guerriera. Sua madre, Metis, divinità dell’Oceano, quando andò da Zeus ad annunciargli la gravidanza, venne da lui rimpicciolita e inghiottita. Quindi Atena è come fosse orfana di madre; il suo rapporto più forte è col padre, da cui deriva anche il suo cameratismo con gli uomini. Come tipo femminile si associa alla saggezza, alle soluzioni pratiche, alla razionalità (anche a discapito del cuore). Sono donne che sanno pensare, mantenere la calma, essere logiche, stabili e lucide. Sono delle strateghe.

Infine Estia, la misteriosa, la meno nota tra le dee, eppure onoratissima al tempo dei Greci. Era la protettrice del focolare domestico e dell’energia spirituale della casa. Non abitava sull’Olimpo con gli altri dei, ma appartata, nella sua amata solitudine. Il suo simbolo è il fuoco o un cerchio (come i focolari o i suoi templi rotondi). I suoi colori sono: il rosso del fuoco e il blu dell’armonia e della pace. Non veniva rappresentata con sembianze umane, come le altre dee, a sottolineare il suo essere diversa e altrove. Nacque da Rea e Crono, loro primogenita, quindi sorella maggiore degli altri dei e zia di quelli di seconda generazione. Sia Poseidone che Apollo la amarono, ma lei li rifiutò, per rimanere sempre “vergine”, cioè incontaminata dal maschile. Rimase nella sua casa o nel tempio, senza esplorare il fuori, come fecero invece Artemide e Atena. L’archetipo psicologico è quello della donna completa in se’, pura, forte. La donna Estia si concentra sull’interiorità, sulla soggettività, sulla meditazione. Intuisce, fa chiarezza, si distacca emotivamente e cerca la tranquillità, anche coltivando la solitudine. Le donne con questo archetipo molto attivo, amano la casa e occuparsene; mettere ordine in casa equivale a mettere ordine dentro di se’. E’, per loro, uno stare nel qui e ora, un meditare facendo cose. Non amano stare al centro, ma piuttosto dietro le quinte, non amando il clamore o l’esporsi troppo. L’aspetto dell’intuizione le fa essere un poco streghe, visionarie.

Infine vi suggerisco quattro  film per trovare ispirazione e coltivare le dee vergini in ognuna di voi: “Amelia”, storia autobiografica di Amelia Earhart, prima donna pilota a sorvolare l’Atlantico, in solitaria; “Il diritto di contare”, la storia vera della matematica e scienziata afroamericana Katherine Johnson, che sfidò razzismo e sessismo, lavorando per la  NASA;  “Elizabeth-The Golden Age” film storico che narra la parte centrale del lungo regno di Elisabetta I, regina d’Inghilterra (detta la “regina vergine”, perché mai si volle sposare); infine “Gorilla nella nebbia”, tratto dall’autobiografia di Dian Fossey, mandata in Ruanda dalla rivista National Geographic per effettuare il censimento dei gorilla di montagna, in pericolo di estinzione, fino al finale tragico a causa dei bracconieri.

Ecco i film, per ispirarsi:

  • “Amelia”, 2009, diretto da Mira Nair
  • “Il diritto di contare”, 2016, diretto da Theodore Melfi
  • “Elizabeth- The Golden Age”, 2007, diretto da Shekhar Kapur
  • “Gorilla nella nebbia”, 1988, diretto da Michael Apted.

Per saperne di più e approfondire:

J.S. Bolen, Le dee dentro la donna, Astrolabio

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