Articolo in italiano
di Cristina Belli
“Devi raccontare la tua storia e dimenticarla. Dimenticare e perdonare. Questo ti rende libera” (Louise Bourgeois)
“Mi chiamo Louise Josephine Bourgeois. Sono nata il 24 Dicembre a Parigi. Tutto il mio lavoro degli ultimi cinquant’anni, tutti miei soggetti hanno tratto ispirazione dalla mia infanzia. La mia infanzia non ha mai perso la sua magia, non ha mai perso il suo mistero e non ha mai perso il suo dramma.” Bourgeois è forse conosciuta soprattutto per i suoi ragni giganti e il suo lavoro ha radici in temi come l’abbandono, la solitudine e la sessualità. Era una donna molto complicata, piena di paure, capace di rabbie distruttive e intelligentissima, dicono di lei. Tutte queste qualità e queste angosce sono intessute nei suoi lavori artistici, che si mostrano a noi come una rivisitazione catartica dei traumi infantili.
Nacque a Parigi nel 1911, da Louis Bourgeois e Josephine Farrio . “I miei litigavano come cane e gatto” disse più tardi , a proposito del clima familiare. Aveva una sorella maggiore, Henriette e un fratello e la famiglia viveva di un’attività di restauro di arazzi e tappezzerie. A tre anni Louise entrò precocemente in contatto con il dolore e il senso di abbandono, poiché il padre venne ferito in guerra e la madre la portò con sé tra un ospedale e l’altro. Dopo il ritorno dalla guerra l’uomo era profondamente cambiato; iniziò a condurre una vita libertina, tradendo la madre con diverse donne. Un altro legame intenso per Bourgeois fu proprio quello con la madre, a cui sono dedicate la maggior parte delle opere scultoree. Nel 1919 la madre, pilastro dell’attività di famiglia, contrasse l’influenza spagnola, da cui non guarì mai completamente. Da quel momento, perciò, la frequenza scolastica di Louise fu spesso interrotta, perché dovette prendersi cura della salute di lei. Nel 1922 arrivò in famiglia una ragazza alla pari inglese, per insegnare alle bambine la lingua. Visse con loro per un decennio, divenendo l’amante del padre. La madre, fece finta di niente, pur vivendo una situazione dolorosa, anche per le figlie. Louise non perdonò mai il padre per tale sofferenza. Questa situazione incresciosa, il senso di abbandono e l’infanzia infelice trovarono espressione nella sua arte da adulta. Nel 1932 la madre morì, quell’anno Louise si diplomò ed entrò alla prestigiosa università della Sorbona, per studiare matematica. Profondamente depressa per il lutto, tentò il suicidio e quindi si rivolse presto all’arte come “terapia”, frequentando diverse accademie parigine e prendendo lezioni. Qui Fernand Léger le suggerì, prima di ogni altro, che la sua sensibilità si prestava meglio alla tridimensionalità piuttosto che alla pittura.
A Parigi conobbe Robert Goldwater, un professore e storico dell’arte americano, si sposarono, si trasferirono negli Usa (1938) ed ebbero tre figli. Qui Bourgeois continuò percorrere il proprio cammino, frequentando l’ambiente artistico internazionale e in particolar modo Duchamp e Le Corbusier, ma anche Pollock e Rothko. Nel 1945 si unì al gruppo degli astrattisti americani. Nel 1949 espose i primi esempi delle sue opere tridimensionali alla “Peridot Gallery”, abbandonando la pittura per la scultura, asserendo che i disegni non avevano il potere di esorcizzare i suoi demoni. Alla sua prima mostra personale, Bourgeois presentò delle sculture di legno dipinto, che si rifacevano alla figura umana e rappresentavano le persone che aveva lasciato in Francia e di cui aveva nostalgia. Ricreò i propri cari in figure di legno che dispose le une vicine alle altre, in modo che intrattenessero relazioni tra loro e con lo spazio.
Nel 1951 morì il padre e divenne cittadina americana. Nei decenni successivi iniziò a sperimentare l’uso di medium diversi: marmo e bronzo, ma anche gesso, cemento e caucciù. Nel 1966 venne inclusa nella mostra intitolata “Eccentric abstraction” alla Fishbach Gallery di New York, tuttavia non fu mai possibile inserirla in nessuna corrente aristica, perché il suo stile fu misterioso e personalissimo e, se vogliamo, solitario come lei. Negli anni successivi alla morte del marito, nel 1973, avvenne un cambiamento nella vita della scultrice: trasformò la sua casa in studio, aprendola ad artisti, creativi e giovani talenti. Nel 1974 Bourgeois creò l’opera “La distruzione del padre”, una delle più forti e angoscianti dell’artista, in cui utilizzò pezzi di carne macellata immersi nel gesso e disposti su una tavola (pronti per essere mangiati), a simboleggiare le sue fantasie di vendetta sul padre.
La consacrazione artistica internazionale avvenne nel 1982, quando il MoMA di New York, le dedicò una retrospettiva, prima donna a cui venne fatto questo onore. Anche stavolta i temi furono quelli che già sappiamo: l’infanzia francese, le infedeltà paterne, il rapporto con la madre, la rabbia, la paura, i ragni e l’erotismo. Proviamo qui a spiegare la genesi dei famosissimi ragni: sono ciclopiche sculture in acciaio (che si trovano in diverse città del mondo), che l’artista paragona alla propria madre; infatti, anche lei come il ragno si era nascosta per proteggersi dalla realtà, come il ragno anche lei era tessitrice, protettrice e amorevole genitore. Inoltre, vi è anche il richiamo all’attività di famiglia: “Vengo da una famiglia in cui si riparavano i tessuti. Il ragno ripara la sua tela. Se tu distruggi la sua opera, il ragno si mette all’opera e la ricostruisce”. Tra le opere più recenti una delle più rappresentative fu l’installazione del 1990, intitolata “ Cells”. Si trattava di una gabbia con all’interno una scultura della sua casa d’infanzia, sovrastata da una ghigliottina. Bourgeois disse, a proposito :“Per dieci anni ho visto lo sguardo muto di mia madre, ho odiato mio padre per quella sua violenza inaudita su di noi. La famiglia può essere disseminata di ghigliottine”.
Nel 1993 Bourgeois ricevette il Leone d’oro alla Biennale di Venezia. Nel 2010 ci ha lasciati, anche se le sue opere e la sua impronta nel mondo dell’arte sono tuttora vivi. Oltre a essere una scultrice Bourgeois scrisse anche diari e poesie. “Ho bisogno delle mie memorie. Sono i miei documenti. Li sorveglio con cura. Sono la mia intimità e ne sono immensamente gelosa … Abbandonarsi ai ricordi e avere la testa tra le nuvole è negativo. Bisogna distinguere tra i ricordi. Siamo noi a andare a loro o sono loro a venire, a noi. Se siamo noi a andare a loro, sprechiamo il nostro tempo. La nostalgia non è produttiva”. Vi consiglio una pubblicazione intitolata “La distruzione del padre. Ricostruzione del padre. Scritti e interviste 1923-200”, che è una sorta di collage di interviste, pagine di diario e appunti sparsi, imperdibile se la figura di Louise Bourgeois vi ha ammaliati .
Foto: Louise Bourgeois al Gropius Bau di Berlino
Per chi volesse approfondire:
https://www.artribune.com/arti-visive/arte-contemporanea/2021/12/10-opere-louise-bourgeois/
https://www.youtube.com/watch?v=tHyAsMdBbH4&ab_channel=RickWalker
https://www.youtube.com/watch?v=Ifn0qwTbgcA&ab_channel=HENITalks
https://www.youtube.com/watch?v=qy7xJhImnLw&ab_channel=Tate