Articolo di Sonia Becattini
Indian horse è il secondo lungometraggio diretto da Stephen Campanelli, collaboratore di lunga data di Clint Eastwood (qui in veste di produttore), basato sul romanzo di Richard Wagamese.
Una combinazione drammatica tra le più grandi glorie nazionali del Canada – il gioco dell’hockey su ghiaccio – con uno dei capitoli più oscuri della sua storia nazionale. Dal 1800 in poi era pratica comune sradicare i bambini indigeni dalle loro famiglie. Lo scopo era quello di allontanarli dalle loro culture natie e integrarli in quella canadese. Parzialmente autobiografica, la storia narra le vicende del giovane Saul.
Il film è ambientato alla fine degli anni Cinquanta, in Ontario. Saul viene condotto in un Catholic residential schools per essere educato ai principi cristiani e alla cultura occidentale. Uno straordinario talento naturale lo salverà dall’essere vittima di violenze e soprusi di ogni genere che tanti bambini hanno subito. Il talento precoce per l’hockey lo porterà a inseguire il sogno di diventare un professionista, nonostante la sua ascesa sarà ostacolata da un clima violento di razzismo e odio nei confronti della comunità indiana.
Il film pur trattando un argomento fortemente drammatico riesce ad essere molto scorrevole. Buona visione!
Alcuni Riconoscimenti
Premio del pubblico, Festival internazionale del cinema di Vancouver
Premio People’s Choice, Festival Internazionale del Cinema di Calgary
Premio Kiwanis 2018
Premio del pubblico TV5Monde
Premio Kumeyaay per il patrimonio indigeno, Festival internazionale del cinema di San Diego
Vincitore del Premio del Pubblico CAIFF, California American Indian and Indigenous Film Festival