Articolo in italiano
di Cristina Belli
“Ah, se le nazioni potessero accordarsi su come impiegare le risorse per perfezionare l’agricoltura, migliorare i trasporti. E offrire a tutte le bambine una buona educazione… Che esplosione di gioia ci sarebbe sulla terra!” (Rosa Bonheur)
E’ stata l’artista più ricca e famosa della Francia del diciannovesimo secolo. Nacque come Marie Rosalie Bonheur e spese gli ultimi quaranta anni della sua vita vivendo nel castello di By, a Thomery, vicino alla foresta di Fontainbleau. Non è stata certo l’unica pittrice della sua epoca, tuttavia nessuna delle sue contemporanee ha infranto così tanto le convenzioni sociali del tempo: prediligeva l’abbigliamento maschile (il nonno, da piccola, la chiamava “ragazzo con la sottogonna”), portava i capelli corti, fumava il sigaro, non si sposò mai e fu un esempio di uguaglianza di genere, ante litteram. Basti pensare che, all’epoca, per poter indossare i pantaloni doveva chiedere l’autorizzazione alla polizia, poiché era considerato un reato. Di se’ diceva: “La mia natura brusca e perfino un po’ selvaggia non ha mai impedito al mio cuore di restare sempre perfettamente femminile”.
L’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, un giorno si recò a sorpresa al castello dove viveva Rosa e fu così colpita dai lavori dell’artista che le concesse la legione d’onore (1865), affermando che “il genio non ha sesso”. Fin da giovane si concentrò sul dipingere animali, che sosteneva avessero un’anima proprio come gli umani. A diciannove anni, dopo aver fatto esercizio, copiando quadri al museo del Louvre, espose al Salon di Parigi due suoi dipinti originali. Ma andiamo per gradi…
Nacque nel 1822 vicino a Bordeaux. Figlia di un pittore paesaggista, Raymond Bonheur, e di Sophie Marquis. Il padre, pur recalcitrante, fu il suo maestro poiché le scuole di belle arti erano interdette alle donne. Raymond era preoccupato che la carriera di pittrice non le avrebbe garantito di che vivere dignitosamente, anche se credeva fermamente nel talento della figlia. Rosa iniziò fin da subito con il ritrarre gli amati animali, che furono sempre i soggetti preferiti della sua arte. Visse con la famiglia in campagna e nel 1829 si trasferirono a Parigi. Nel 1833 il primo grande dolore: la morte della madre. A tredici anni abbandonò la professione di sarta per dedicarsi alla pittura. A quattordici anni, nel 1837, si innamorò di Nathalie Micas, che di anni ne aveva dodici: le due si incontrarono poiché il padre di Nathalie commissionò al padre di Rosa il ritratto della figlia. Vissero insieme amandosi fino al 1889, quando Nathalie morirà.
A ventisei anni vinse il suo primo premio al Salon parigino, ma la tela che la consacrò fu “L’aratura invernale”, commissionata dallo Stato francese. Fu la prima opera di grandi dimensioni e raffigurava una fila di buoi, mentre trascinavano l’aratro (1849). La sua attenta amministrazione delle finanze, per cui aveva un vero talento, le consentì nel 1860 di acquistare il castello di By, dove andò a vivere con Nathalie. Qui aveva finalmente lo spazio per i suoi adorati animali: orsi, leoni e altri animali esotici, ma anche mufloni, cervi, cinghiali, pecore, cavalli, buoi e cani. Inoltre si dedicava alla musica, alla lettura, alla caccia e all’equitazione (cavalcando all’amazzone, ovviamente).
Nel 1853, il grande dipinto “Il mercato dei cavalli” le conquistò un successo internazionale.
Quando morì la compagna di vita (1889), Rosa cadde in una profonda depressione. Fu in questo periodo che il leggendario Buffalo Bill, di passaggio in Francia con il suo circo (il Wild West Show), andò a trovarla a By, perché voleva conoscere la francese che sapeva descrivere così bene la vita all’aria aperta.
Nel 1898 conobbe Anna Elizabeth Klumpke, una pittrice americana, che la volle ritrarre. Tra una seduta e l’altra le due si innamorarono, nonostante la differenza di età (Anna aveva quaranta anni e Rosa settantasei). Il loro idillio, fortemente criticato dalla famiglia di Rosa, durò ben poco perché quest’ultima morì dopo soli nove mesi (il 25 maggio 1899), non prima di aver nominato la compagna sua erede universale. Per i parenti solo una breve spiegazione: “Dichiaro a chi mi ha giudicato molto ricca, che non avendo abbastanza beni da distribuire alla mia famiglia, per la quale ho fatto del mio meglio prima e dopo la morte di mio padre, ho stimato di avere il diritto, non dovendo nulla a nessuno, di proporre a Mademoiselle Anna-Elisabeth Klumpke (…) di dividere la mia vita e di restare con me, ricompensandola e garantendola, poiché, per vivere con me lei ha sacrificato la sua posizione personale che già si era assicurata”. La stessa madre di Anna non era convinta della scelta della figlia, ma Klumpke rispose: “Se mi accorgerò di aver sbagliato, tornerò a Boston. Con l’esperienza acquisita insieme con un’artista che è così famosa negli Stati Uniti, troverò di sicuro dei ritratti da fare. Potrò anche aprire un corso per ragazze”. Forse le perplessità dei familiari non erano poi così errate…
Per lungo tempo la figura di questa artista è stata dimenticata e sottovalutata, ma in occasione del bicentenario della nascita, una retrospettiva di più di duecento opere, presso il Museo d’Orsay le rende il giusto onore: “Rosa Bonheur (1822-1899”). Un modo per celebrare questa pittrice talentuosa, questa donna straordinariamente moderna, incurante di ciò che gli altri pensavano, concentrata sulla propria realizzazione come essere umano.
Per chi volesse saperne di più:
https://www.youtube.com/watch?v=dJyX8WrHfoU&ab_channel=DailyDoseDocumentary
https://www.youtube.com/watch?v=-LDTF17_c8I&ab_channel=MasterPainters
https://www.youtube.com/watch?v=zEg3w2DCE14&ab_channel=TheNationalGallery